Un lavoro da casa serio? Ecco tutte le possibilità

Guadagnare dalle proprie passioni, anche da internet

Da ormai molti anni ci è stato detto che internet rappresenta la più grande rivoluzione del nostro tempo. Che sconvolgerà, presto, non solo il nostro modo di vivere, ma anche di lavorare, permettendoci di svolgere i nostri compiti con ritmi personalizzati, negli orari e nelle modalità che meglio ci aggradano. Che potremo ottenere, se lo vorremo, un lavoro da casa serio, con cui guadagnare discretamente senza doverci infilare ogni giorno nel traffico urbano. Ma queste promesse sono realistiche?

Probabilmente, in buona parte, sì. Il problema è che sono ancora delle promesse quasi ovunque. Internet ha sì rivoluzionato il modo di lavorare, ma vuoi per problemi contrattuali, vuoi per una mentalità che è ancora dura da scalfire, i suoi effetti si sono visti solo in parte.

Mentre in America esistono numerose aziende che ormai conducono le loro attività quasi esclusivamente col telelavoro (risparmiando, di conseguenza, su affitti, buoni pasto, bollette e così via), da noi in Italia è rarissimo imbattersi in casi del genere. E le aspettative di molti sono quindi rimaste finora deluse.

C’è però il modo anche alle nostre latitudini di lavorare da casa, soprattutto se si hanno certe capacità. Nell’articolo che segue vi presenteremo quelli che, allo stato attuale, sono i cinque migliori lavori da poter svolgere dentro le proprie mura domestiche. E, subito dopo, ve ne elencheremo altri quattro che sembrano ben promettere per il futuro.

 

1. Traduttore

Partiamo da quello che è probabilmente il più vecchio e storico lavoro da casa, che però in Italia sta attraversando un periodo non certo felice: quello del traduttore freelance. In questo mondo globalizzato c’è infatti sempre più bisogno di persone che sappiano tradurre da una lingua all’altra, ma nel nostro paese la situazione non è rosea.

Prima di tutto, però, vediamo qual è il percorso formativo di un traduttore. Non esiste un unico iter, ma in genere è consigliabile frequentare un liceo linguistico e poi specializzarsi all’università con un corso di laurea in traduttori ed interpreti. Al limite può andar bene anche una più generica laurea in lingue.

Il lavoro del traduttore
Questo vale soprattutto per le lingue più comuni, come l’inglese, il francese, lo spagnolo e il tedesco. Ci sono però lingue spesso trascurate che hanno un grande margine per il futuro. Ad esempio, specializzarsi in cinese o in giapponese, o addirittura in coreano, di sicuro garantisce molto lavoro in prospettiva.

In questi casi più particolari non è per forza necessario un percorso accademico tradizionale. Se si dà prova di saper tradurre adeguatamente – magari perché si è vissuti per qualche tempo in quei paesi, o perché si è madrelingua – si può trovare comunque un ingaggio.

Ma quanto si guadagna, lavorando come traduttore?

In realtà, come anticipavamo, non bisogna però farsi troppe illusioni. Da tempo infatti i traduttori professionisti italiani hanno messo in atto una serie di battaglie sindacali1 per vedersi riconosciuti dei diritti che all’estero sono quasi banali, ma che da noi non vengono ancora concessi.

Pagati a cartelle

Il problema più grosso è quello remunerativo. In Italia si viene pagati a cottimo, in base a quante “cartelle” (pagine da 2.000 battute) si traducono. Il che vuol dire che quando si è malati, o quando si è in ferie, o nelle domeniche non si viene ovviamente pagati.

La paga media a cartella, inoltre, è molto bassa, più bassa che nel resto d’Europa. Le stime parlano di una media che varia dai 12 ai 20 euro a cartella, lordi. Il che vuol dire che in una giornata lavorativa piena si può contare su un introito di circa 120 euro lordi quando le cose vanno bene, o di 40 euro lordi quando vanno male.

Il problema è infatti che i ritmi di traduzione non sono gli stessi per tutti, e possono variare anche molto da libro a libro. Ci sono generi e lingue in cui la traduzione è piuttosto semplice, ed altri in cui è molto complessa. Immaginate infatti di dover tradurre un manuale specifico di una disciplina di cui non conoscete nulla: ci metterete una vita.

Un lavoro atomizzato (almeno da noi)

D’altra parte in questo caso il fatto di lavorare ognuno per conto proprio, a casa, coi ritmi che si vuole, diventa anche uno svantaggio. La categoria infatti non ha un vero e proprio potere contrattuale, visto che ogni traduttore fa per sé, e questo rende più facile anche lo sfruttamento.

Secondo i sindacati, ai giovani vengono offerte spesso paghe da fame, attorno ai 5-6 euro a cartella. Insomma, per un motivo o per l’altro nessuno in Italia campa solo con la traduzione, mentre all’estero è già più semplice. Di lavoro ce n’è, ma nel nostro paese è sempre visto come un modo per arrotondare un altro stipendio, magari da insegnante.

La situazione in altri paesi

Diversa è la situazione altrove, dove si viene pagati anche letteralmente il doppio. Se siete quindi molto esperti di una lingua e abbastanza giovani da avventurarvi all’estero, forse conviene pensare a trasferirsi e magari tradurre dall’italiano.

Anche in Francia, in Germania, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti il lavoro di traduttore, d’altronde, si svolge principalmente da casa, coi propri ritmi e potendo nel contempo badare alla propria famiglia.

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2. Web Developer o Grafico

Come dicevamo in apertura, i lavori da casa hanno avuto un grande slancio soprattutto con l’avvento di internet. Non solo perché il web permette di comunicare a grande distanza tra gruppi di lavoro, ma anche perché proprio il web offre nuove possibilità lavorative.

Così, uno dei lavori più praticati da casa è proprio quello di sviluppatore di siti web, o, per dirla all’inglese, Web Developer. Un lavoro che però è molto meno semplice di quanto possa sembrare a prima vista, almeno a chi non è esperto di queste cose.

Sistemare l'archivio fotografico al computer
Vent’anni fa, agli albori dell’era di internet, c’era infatti una sola persona che si occupava di tutto: progettava il sito, lo realizzava scrivendone il codice e creandone le grafiche, lo metteva online e infine lo promuoveva. Era tutto molto artigianale anche perché nessuno puntava ancora seriamente sul “www”.

Oggi tutto è cambiato. Internet è diventato un modo per fare affari e così chi decide di commissionare un sito web si aspetta un pacchetto completo e complesso. Che spesso viene offerto non da una sola persona, ma da un vero e proprio team.

Specializzazione e lavoro di squadra

Così, non potete pensare di trovare lavoro in questo settore lanciandovi allo sbaraglio. Dovete infatti formarvi e soprattutto specializzarvi, trovando il vostro campo d’azione. Sapete programmare in javascript? Sapete creare dei plugin per WordPress? Oppure siete bravi a creare loghi?

In un mondo ipercompetitivo come quello di internet bisogna insomma diventare esperti di qualcosa e mettersi a disposizione, magari trovando altri freelance come voi che possono completare l’offerta. Operare all’interno di una web-agency, che lavora anche da remoto (cioè da casa), è la vera chiave per il futuro, almeno in questo settore.

Una questione di esperienza

E in questo lavoro, più forse che in altri, è importante l’esperienza e il nome che ci si riesce a creare di conseguenza. Il lavoro, in realtà, non manca, ma per ottenere ingaggi di un certo livello bisogna essere conosciuti nell’ambiente e poter esibire un portfolio di valore.

Più che in altri lavori di questo nostro elenco, questo è infatti quello in cui il percorso verso il successo è più lungo. All’inizio bisogna accontentarsi di quello “che passa il convento”, anche perché il mercato è in parte già saturato da chi lavora da anni.

E quanto si guadagna?

Proprio per via di questa particolarità, è difficile dire quanto guadagni realmente un web-designer. Alcune statistiche sembrano indicarci che in Italia un lavoratore alle prime armi, che operi a tempo pieno, possa ambire al massimo ad introiti per circa 7-8.000 euro annui, cioè abbastanza poco.

Man mano che si acquisisce esperienza, però, le paghe cominciano ad aumentare. Mediamente, nel campo in Italia si guadagna tra i 20 e i 24.000 euro annui, una cifra già più dignitosa ma non certo faraonica. D’altronde, questa professione non è ancora pienamente riconosciuta dalle aziende.

I più bravi nel settore, però, possono ambire anche a paghe sostanziosamente più alte. Si può arrivare anche a 40.000 o 50.000 euro annui quando si sa offrire ai propri clienti delle caratteristiche uniche, delle soluzioni originali ed efficaci.

Il problema, comunque, è prima di tutto quello di trovare gli ingaggi. Per questo, lavorare tramite un’agenzia può essere una soluzione ideale, perché è proprio l’agenzia stessa che trova i clienti, senza che il web-developer se li debba cercare da solo uno ad uno.

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3. Scrittore freelance o Editor

Chiariamoci subito: quello dello scrittore freelance o dell’editor sarebbe un lavoro perfetto da svolgere da casa, ma qui in Italia le possibilità sono relativamente limitate. Da un lato, infatti, l’accesso alla professione giornalistica è regolamentato da una rigida struttura burocratica; dall’altro, l’industria culturale è un po’ “imbalsamata”.

Per quanto riguarda il mestiere di giornalista vero e proprio, infatti, come sapete esiste un preciso albo professionale, a cui bisogna essere iscritti se si vuole guadagnare qualcosa dal proprio lavoro. E per puntare all’iscrizione bisogna avere collaborazioni attive con testate giornalistiche o anni di praticantato. Tutte cose che non si fanno da casa.

Lavorare come scrittore freelance o editor
Resterebbe internet, dove sarebbe teoricamente possibile guadagnare qualcosa. Ed in effetti in questo settore qualche possibilità c’è, anche se difficilmente si può incamerare abbastanza da arrivare a fine mese. Per molti siti anche di buon livello le entrate pubblicitarie sono troppo basse per pagare bene i collaboratori, e quindi spesso ci si affida al volontariato.

Lo stesso avviene se, all’interno di un’organizzazione web, si “scalano” le posizioni e si arriva a ruoli un po’ più alti, come quello di editor. Dipende molto quindi dall’azienda per cui si comincia a lavorare e dalla mole di lavoro che si riesce a produrre, perché spesso anche qui si viene pagati “a cottimo”, cioè ad articoli realizzati.

E se conosco l’inglese?

Le cose cambiano abbastanza se si conosce l’inglese. Il mercato internazionale è infatti più vivo di quello nostrano e offre qualche occasione interessante, anche economicamente, soprattutto se si è in grado di esprimersi bene nella lingua d’Albione.

HubPages, Listverse, Scripted e gli altri

Lì si trovano svariati siti che cercano collaboratori anche occasionali e finiscono per pagarli piuttosto bene (a patto che l’articolo venga scelto e sia di qualità). Il network HubPages, ad esempio, vi permette di pubblicare degli articoli e guadagnare dalla pubblicità2, mentre Listverse paga 100 dollari ad articolo 3.

Scripted, infine, è ancora più raffinato, perché permette di entrare a far parte di una vera e propria comunità di scrittori, in cui si guadagnano anche dei punti in base all’affidabilità che si dimostra nelle varie commissioni4.

E poi, volendo, ci sono molti altri portali simili che vale la pena di sperimentare. A patto ovviamente che il vostro inglese sia fluente e il vostro rispetto delle scadenze sia adeguato: nel mondo anglosassone badano giustamente molto a questi pre-requisiti.

Dove andare a cercare le offerte?

Ad ogni modo, se volete ritornare nella penisola e dare un’occhiata alle offerte più interessanti anche in Italia vi consigliamo infine un giro dalle parti di Indeed, ad esempio5. Lì trovate richieste di grossi editori ma anche di altri più informali.

Tutti richiedono più o meno le stesse competenze: bisogna essere abili a scrivere, in grado di comprendere l’inglese, bravi anche a gestire gli elementi base dei vari software di fotoritocco.

Le competenze SEO

Quello che più è importante, però, sono le competenze SEO: dovete essere in grado infatti di gestire WordPress o applicativi simili e di strutturare i vostri articoli in modo che risultino bene accetti ai motori di ricerca. Non è una cosa che si impara dall’oggi al domani, purtroppo, ma online trovate centinaia di risorse al riguardo, anche in italiano.

L’unica cosa a cui dovete fare molta attenzione è, secondo noi, la paga. Alcuni vi offriranno cifre piuttosto basse, ma che comunque dignitose. Altri non vi offriranno invece proprio nulla, dicendovi che pubblicare con loro vi permetterà di farvi un nome. Valutate attentamente quest’ultimo tipo di offerte, perché a volte il gioco non vale la candela.

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4. Social Media Manager

Tra i lavori presenti nel nostro elenco, quello di social media manager è probabilmente quello più attuale, quello di cui si sente maggiormente parlare negli ultimi anni. Tutti sembrano aver bisogno di un SMM, come viene a volte abbreviato: i politici e le aziende, i giornali e perfino le scuole.

Ma di cosa si tratta, concretamente? Detta in breve, il social media manager è colui che gestisce i profili social di una persona, di un ente o di un’organizzazione. È chi quindi posta messaggi su Twitter, Facebook, Instagram; risponde alle domande su quei social network, stabilisce le strategie, sceglie le parole giuste.

I social network in cui opera un social media manager
Le grandi aziende, infatti, si affidano a professionisti molto capaci, che sappiano come gestire al meglio le interazioni coi fan. Ma così fanno molti personaggi pubblici che hanno una grande presenza sul web; sia perché rispondere a tutti gli interlocutori porta via ore, sia perché il linguaggio di quei mezzi di comunicazione è molto delicato.

Così, negli ultimi anni si è formata anche in Italia una generazione di professionisti, che tramite prove ed errori – e a volte anche corsi appositi – si è specializzata in questo particolare compito. Un compito che può essere anche appassionante, se amate il web e le sue dinamiche.

Come si accede alla professione

Visto che è un mestiere relativamente recente, non esiste un canale preferenziale per accedere alla professione. Una laurea in un settore connesso all’informatica può aiutare, ma non è affatto indispensabile. Paradossalmente, anche specializzarsi in campi molto distanti (come la psicologia, ad esempio) può essere utile.

Imparare sul campo

La formazione avviene perlopiù sul campo, leggendo libri e blog (soprattutto in inglese), partecipando ad eventi a pagamento e seguendo webinar, conferenze, corsi organizzati di volta in volta. È necessario accumulare esperienza in un settore che è ancora in divenire, e quindi bisogna cercare di imparare il più possibile dai migliori.

Dopodiché bisogna cercare degli ingaggi. Il che, quando si è alle prime armi e senza esperienza, non è affatto facile. La cosa migliore da fare sarebbe, almeno agli inizi, cercare anche qui di entrare in un’agenzia che già lavora nel settore. Così si possono accumulare esperienze e contatti e si può avere il tempo di imparare e di sbagliare.

Dopodiché, acquisita un po’ d’esperienza, si può eventualmente pensare anche a mettersi in proprio, se si conoscono i canali giusti. Attenzione però perché il mercato si sta rapidamente saturando, e chi ha davvero bisogno di un social media manager potrebbe aver già trovato chi assumere.

Quanto guadagna un Social Media Manager? E quanto lavora?

Partiamo dal lato più scomodo di questo lavoro: se è vero, infatti, che il Social Media Manager può lavorare anche da casa, visto che basta avere a disposizione una connessione internet, è anche vero che i tempi di lavoro non sono quelli canonici.

Un SMM deve infatti essere reperibile praticamente ad ogni ora; deve interagire coi fan anche fuori dall’orario standard, mettendosi al computer di sera o nei weekend. Deve anzi essere in grado di sfruttare l’hype, cavalcare la notizia del giorno, in qualsiasi momento essa arrivi.

E quanto viene pagata questa estrema reperibilità? In realtà dipende molto dalla fama e dalla bravura del singolo social media manager. Uno già affermato, che può vantare successi in carriera, può scatenare una vera e propria asta al rialzo, decidendo di accettare il lavoro da chi offre di più.

Negli Stati Uniti, un social media manager guadagna in media circa 49.000 dollari all’anno, una cifra più che dignitosa6. Nel nostro paese, però, sono prevedibili cifre un po’ più basse.

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5. Ospite AirBnB

Avrete di sicuro sentito parlare di AirBnB. È un servizio online che ha avuto molto successo negli ultimi anni ma che per la verità non fa altro che traslare sul web qualcosa che già era presente da tempo nel mondo, in maniera più o meno abusiva o estemporanea.

Il concetto è semplice: se volete viaggiare e visitare una nuova città, non dovete per forza recarvi in un hotel. Potete anche affittare un appartamento per pochi giorni, a patto che qualcuno lo metta a disposizione. In genere è una soluzione che consente di risparmiare (soprattutto quando si è in tanti) e di avere maggior flessibilità.

Tre videate di Airbnb
D’altra parte, un servizio del genere è utile non solo per chi si sposta, ma anche per chi è in grado di affittare. Possedere anche solo un piccolo appartamento in una città d’arte o in un luogo importante per gli affari può diventare un vero e proprio lavoro. Tramite AirBnB, o altri servizi simili, si può infatti diventare un “host“.

D’altra parte il lavoro, di per sé, è semplicissimo: basta selezionare i possibili affittuari, fargli trovare l’appartamento pulito e pronto, e ripulirlo una volta che se ne sono andati. Niente di trascendentale, e se si è nella città giusta ci si può realmente guadagnare qualche soldo.

I regolamenti

Questo, almeno, è il lato positivo della questione. Ce ne sono però altri da considerare. Da quando è nato, AirBnB infatti ha attraversato varie difficoltà, soprattutto in Italia. Gli albergatori non vedono di buon occhio una concorrenza di questo tipo, e gli stessi comuni italiani vogliono evitare l’abusivismo e il “nero”.

Pertanto, prima di mettere in piedi un’attività del genere è sempre bene consultare il regolamento del proprio comune. È facile che per operare dobbiate infatti ottenere un apposito permesso, e dobbiate poi regolarmente comunicare le persone che ospitate, versando le relative tasse di soggiorno.

La pagina apposita

AirBnB vi dà un po’ di supporto nella questione. Ad esempio, sul sito del servizio c’è una pagina che cerca di dare qualche dritta sulle norme italiane in materia7, parlandovi anche delle varie tassazioni e delle leggi al riguardo.

Tenete presente, però, che molto può variare anche di città in città. Chiaramente in quelle che attraggono il maggior numero di turisti – come Firenze, Roma, Venezia, Milano, Napoli o Torino – spesso sono presenti norme più stringenti, perché i comuni stanno molto attenti alla questione. In altre potrebbero esserci regole molto più blande.

E quanto si guadagna?

Ma il gioco vale la candela? Quanto si guadagna, davvero, con questi affitti di breve durata? In realtà è difficile dare una risposta unica, perché anche in questo caso dipende molto dalle zone, dal tipo di casa, dalla concorrenza.

Il primo fattore decisivo è la città in cui si ha l’appartamento da affittare. Una delle città d’arte di cui parlavamo sopra consente di riempire l’appartamento per la maggior parte dei giorni dell’anno e quindi di ricavare introiti anche abbastanza consistenti.

Secondo una simulazione de Il Sole 24 Ore, a Milano si può puntare a 10.000 euro annui al netto delle imposte se si riesce ad affittare anche solo per la metà delle notti8. In generale, in questi casi AirBnB potrebbe essere più redditizio dell’affitto a lungo termine.

Purtroppo, però, non tutti hanno una casa libera a Milano. Secondo i dati proprio di AirBnB l’host italiano medio riesce ad affittare il suo appartamento per meno di un mese all’anno, ricavandoci complessivamente 2.200 euro: troppo poco per pensare di vivere solo con questa entrata.

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Altri 4 lavori da casa seri, oltre ai 5 già segnalati

Il mercato del telelavoro, se così vogliamo chiamarlo, è comunque in fermento. I mestieri che vi abbiamo appena finito di presentare, infatti, in buona parte sono novità dell’ultimo decennio e non è detto che nei prossimi anni non ne nascano di nuovi. O altri, che sembrano essere in parte passati di moda, non ritornino in auge.

Per questo motivo abbiamo deciso di non fermarci solo ai cinque canonici suggerimenti, ma di allargare leggermente il campo, includendo altri quattro lavori da casa seri, forse meno solidi di quelli con cui abbiamo aperto ma comunque interessanti, quantomeno in prospettiva.

 

Programmatore

Dicevamo che quello del web developer è uno dei mestieri che sembra “tirare” di più negli ultimi anni. Se però ci stacchiamo dalle mode e guardiamo a quali sono le competenze informatiche più richieste da aziende vecchie e nuove ci accorgiamo che il mercato offre molte occasioni soprattutto per i programmatori.

Se vi siete laureati in Informatica, in Ingegneria Informatica o in qualche disciplina affine, soprattutto con una laurea specialistica, non è infatti impossibile ambire ad un lavoro comodo, che un tempo si svolgeva in ufficio ma che sempre più spesso si può svolgere anche da casa e a cifre più che dignitose (se non addirittura molto interessanti).

Affidabilità e puntualità

Anche in questo campo, quello che conta però non sono solo i titoli. Certo uscire bene dall’università ha un suo peso, soprattutto all’inizio. Ma lavorare da casa significa anche collaborare a progetti, da freelance. E in quel settore conta molto l’affidabilità e la puntualità nella consegna dei lavori.

Le offerte – sul web o tramite i contatti personali creati magari durante la stessa università – sono comunque abbastanza frequenti e, se si è capaci, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Il rovescio della medaglia è che bisogna essere piuttosto duttili mentalmente, e che quando si deve finire un lavoro gli orari di lavoro si espandono anche parecchio.

Blogger

Anni fa, la panacea per tutti i mali (lavorativi, quantomeno) sembrava essere il blog. La bolla di internet aveva illuso infatti un po’ tutti gli appassionati che tramite un sito web si sarebbero potuti fare rapidamente soldi e guadagnare un’entrata solida e costante.

Così non è stato. O, meglio: alcuni hanno effettivamente sfondato, e da un semplice blog sono riusciti col tempo a dar vita a un portale di più ampie dimensioni, capace di movimentare un certo volume di traffico e di guadagnare, di conseguenza, discrete cifre con la pubblicità. Si tratta però di minoranze, di eccezioni più che di regole.

Un buco nell’acqua?

Per la maggior parte delle persone che si sono avventurate in questo settore, il blog è stato un buco nell’acqua, quantomeno dal punto di vista lavorativo. Per poter ambire ad un’entrata solida in questo settore bisogna infatti riuscire ad attirare decine di migliaia di visitatori ogni giorno, e con la competizione che c’è nel web non è certo facile.

Certo, in alcuni settori le cose potrebbero andare un po’ meglio: ad esempio nel campo della tecnologia i visitatori tendono a spendere più facilmente e le pubblicità ad essere quindi più remunerative. Allo stesso modo, come influencer di moda (o affini) ci si può guadagnare anche da vivere. Ma stiamo parlando sempre di casi rari.

Il nostro consiglio, se proprio siete attratti dai blog, è di aprirne uno come semplice passatempo, e vedere poi col tempo come si evolvono le cose. Con una certa dose di fortuna è possibile farne un lavoro, ma per il momento non bisogna sperarci troppo.

 

Vlogger

L’evoluzione più recente del mestiere di blogger è però quello del vlogger. Se questa parola non vi dice niente, non vi preoccupate: non è nulla di trascendentale. Con questo termine si identificano infatti quelli che invece di tenere un blog tradizionale, fatto di parole messe una dietro l’altra per iscritto, gestiscono un canale YouTube.

Alcuni video-logger di questo tipo ce ne sono anche in Italia, e guadagnano relativamente bene. Il settore è però piuttosto limitato. Ovvero: è solo in alcuni campi molto specifici che si può trovare, almeno alle nostre latitudini, un mercato abbastanza grande per campare.

Su YouTube

Il primo settore è indubbiamente quello dei videogiochi. Grazie alla passione di molti ragazzi, è possibile racimolare per i propri video diverse migliaia di visualizzazioni in poco tempo, e di conseguenza incamerare una quota importante della pubblicità che YouTube ospita.

In passato andavano abbastanza bene anche i tutorial (di trucco, di pettinatura e così via), ma ultimamente questi sono stati un po’ soppiantati da Instagram e da altri canali. Meglio funzionano piuttosto i video di cucina e di satira, ma per emergere in questi campi bisogna avere un certo talento. Spesso, insomma, si rimane nell’ambito del dilettantismo.

Assistente virtuale

Concludiamo con un lavoro che in realtà in Italia praticamente non esiste, ma che negli Stati Uniti sembra essere la nuova frontiera del lavoro da casa: quello dell’assistente virtuale. In pratica si lavora come se si fosse un assistente o un segretario, ma lo si fa da casa.

Connessi in remoto

Nel mondo sempre più connesso di oggi, infatti, i manager o comunque le persone che lavorano viaggiando non hanno per forza bisogno di avere una persona che li segua passo passo mentre si spostano in giro per il mondo. Per loro è molto più conveniente, anzi, pagare qualcuno che stia semplicemente davanti allo schermo di un computer e passi loro informazioni.

Così un assistente virtuale svolge di solito i compiti più disparati: risponde alle e-mail, mantiene in ordine i calendari online, gestisce i social e il blog, fa telefonate, raccoglie informazioni, riassume rapporti e crea presentazioni e sintesi.

Come detto, in Italia praticamente questa mansione non esiste, quindi se volete buttarvi nel settore dovete rivolgervi al mercato internazionale. E dovete saper parlare molto bene inglese. Se però siete disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7 (come viene spesso richiesto in questo in settore), si può venir pagati anche molto bene.

 

Ecco cinque lavori da casa seri: vota il tuo preferito.

Note e approfondimenti

  • 1 Una piccola traccia la trovate anche in questo articolo.
  • 2 Lo trovate qui.
  • 3 Qui le sue linee guida.
  • 4 Il sito lo trovate qui.
  • 5 Qui.
  • 6 La statistica, se siete curiosi, la trovate qui.
  • 7 La trovate qui.
  • 8 L’articolo di riferimento lo trovate qui.

 

Segnala un altro lavoro da casa serio nei commenti.

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