
Il fumetto è una forma d’arte? È una questione annosa, che si pongono da decenni studiosi sia di questo mezzo di comunicazione, sia di tutti gli altri. Una domanda a cui è difficile rispondere, anche perché il mondo del fumetto è così variegato che è quasi impossibile dare una risposta univoca. Ci sono infatti dei fumetti che assomigliano più ad un’opera d’artigianato che d’arte, e ci sono invece dei racconti disegnati che hanno tutte le caratteristiche del capolavoro. Sicuramente a quest’ultimo gruppo appartengono alcune delle storie della Valentina di Crepax.
Se siete troppo giovani per sapere di cosa si tratta, vi forniamo un breve riassunto. Il personaggio di Valentina fu creato da Guido Crepax alla metà degli anni ’60, sulle pagine della rivista che all’epoca era una dalle più apprezzate e interessanti d’Italia: Linus.
Valentina era una giovane ragazza con un look un po’ démodé, che si richiamava, come vedremo, a quello degli anni ’20. Di mestiere faceva la fotografa e viveva avventure molto particolari, che raramente si erano viste nei fumetti.
Man mano che Crepax acquisiva dimestichezza col suo personaggio, infatti, la ragazza divenne protagonista di storie oniriche, a metà strada tra il sogno e la realtà. E spesso con pesanti sfumature erotiche.
Per questo i lettori non si trovavano davanti ad un’avventura tradizionale in cui l’eroe doveva risolvere un problema e lottare contro vari antagonisti, ma ad una sorta di viaggio nell’inconscio. Un viaggio fortemente influenzato dalla psicanalisi ma anche visivamente conturbante.
Da quel momento, Valentina divenne il personaggio principale della produzione dell’architetto milanese, comparendo in alcune decine di racconti, poi riuniti in vari volumi. Attorno alla metà degli anni ’90, dopo circa 30 anni di onorata carriera, Valentina venne poi messa da parte da Crepax, desideroso di occuparsi di altre storie e di altri progetti.
Purtroppo però l’artista milanese è scomparso nei primi anni 2000, ancora relativamente giovane, a 70 anni di età.
Ovviamente nessuno ha più ripreso in mano il personaggio che era strettissimamente connesso al suo autore. Le vecchie storie però continuano ad avere una carica moderna ancora oggi, tanto che continuano ad essere ristampate e pubblicate. Cerchiamo di capirne gli elementi più importanti.
Indice
1. Un personaggio quasi reale
La prima particolarità che balza agli occhi quando si parla di Valentina è che si tratta di un personaggio molto poco “fumettistico“.
Quando affrontiamo questa forma di letteratura disegnata, infatti, siamo abituati a trovarci davanti personaggi che non invecchiano, che hanno un’età indefinita, che a volte non hanno neppure il cognome. Non devono guadagnarsi da vivere, non devono fare tutte quelle piccole cose che la gente normale invece fa.
Valentina invece è diversa. Da questo punto di vista è un personaggio fin troppo realistico, nonostante viva molte delle sue avventure in una dimensione onirica. Ad esempio, Crepax ci mostra addirittura la sua carta d’identità, in cui troviamo scritto il suo cognome, la sua data di nascita e da cui quindi ricaviamo anche l’età anagrafica.
Di cognome Valentina si chiama Rosselli ed è nata il 25 dicembre 1942. Una data non casuale, visto che era la stessa data di nascita della moglie di Crepax. All’inizio delle sue avventure ha quindi 23 anni, o meglio, deve ancora compierli.
Maturità e problemi
Man mano che passa il tempo nel mondo reale, passa quindi il tempo anche nella dimensione di Valentina e la protagonista invecchia. Ma è un invecchiamento rallentato: Crepax infatti la fa crescere ma non la fa certo invecchiare, anche perché altrimenti nelle ultime avventure avrebbe dovuto avere circa 50 anni.
Valentina invece matura ma non perde la sua carica erotica. Il suo realismo però non è dettato solo dall’età e dall’invecchiamento. A renderla particolarmente vera la sono anche i problemi che si trova ad affrontare.
Problemi legati al sesso, in buona parte, ma anche a malattie, piccole questioni quotidiane, perfino una qualche forma di anoressia che viene mostrata prepotentemente dal segno di Crepax. L’autore era infatti molto abile a rappresentare il corpo magrissimo della sua protagonista.
Ovviamente Valentina ha anche degli uomini e delle donne che le gravitano attorno. In particolare va segnalato il suo fidanzato, un critico d’arte di cui parleremo più diffusamente nel prossimo capoverso.
[wpzon keywords=”valentina crepax” sindex=”Books” sort=”relevancerank” listing=”6″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
2. Non doveva essere la protagonista
Narrativamente parlando, la nascita di Valentina è un caso un po’ particolare. In primo luogo, il suo creatore, Guido Crepax, non si era formato per fare il fumettista.
Figlio di un musicista che era stato anche primo violoncello alla Scala, Crepas (questo il vero cognome) si era laureato in architettura. Aveva iniziato quindi giovanissimo a lavorare nel mondo pubblicitario, realizzando varie campagne, oltre a poster e copertine di dischi e riviste.
Fu solo dopo qualche anno di attività in questo settore che decise di provare col fumetto, esordendo nel 1963. Su Linus aveva iniziato a raccontare le avventure di un suo personaggio dai toni fantascientifici. Si trattava di un critico d’arte di nome Philip Rembrandt, che possedeva però anche particolari poteri tanto da assumere il nome di Neutron.
Proprio in una storia di questo personaggio fece la prima comparsa Valentina, che sembrava quindi destinata a svolgere le funzioni di un comprimario. Era infatti la fidanzata di Philipp ed era ispirata, oltre che ha l’attrice Louise Brooks di cui parleremo, anche alla stessa moglie di Crepax, Luisa.
Da comprimaria a personaggio centrale
Nel giro di poco tempo, però, la ragazza rubò la scena al vecchio protagonista, relegandolo ad un ruolo di secondo piano. Neutron finì praticamente per perdere i poteri, ormai semplice figura di contorno nelle avventure psichedeliche ed erotiche della sua fidanzata.
D’altronde, era proprio lo spirito dei tempi a spingere in quella direzione. Indagare le pulsioni, i sogni e le ambiguità di una donna era molto interessante in un’epoca infatti in cui si iniziava per la prima volta a parlare di liberazione sessuale e di sessualità femminile. Anche se le femministe, ovviamente, non presero benissimo gli ammiccamenti di Crepax.
Le polemiche però resero il personaggio ancora più popolare non solo in Italia, ma anche in molte altre parti del mondo, in particolare in Francia, dove divenne uno dei fumetti di importazione più amati1.
3. Il look alla Lulù
Abbiamo accennato al fatto che lo stile, il look e la fisionomia di Valentina fossero in parte ispirati alla moglie di Crepax, Luisa. Scartabellando libri e riviste, non è raro infatti imbattersi in fotografie scattate dallo stesso Crepax a sua moglie e usate come modello per le pose del personaggio.
Valentina però rappresentava anche un riferimento meno privato di quello della moglie di Crepax, visto che traeva le sue fattezze da una celebre attrice.
Ad ispirare il fumettista milanese era stata infatti in primo luogo la celebre interprete americana Louise Brooks, oggi quasi dimenticata ma negli anni ’60 ancora molto popolare. L’attrice infatti era stata una vera e propria diva del cinema degli esordi, soprattutto tra gli anni ’20 e ’30.
Alcuni libri la indicano ancora oggi come la prima vera stella del cinema hollywoodiano e in effetti seppe per qualche tempo incarnare l’immaginario erotico degli spettatori mondiali.
Il vaso di Pandora
I film che la resero celebre furono sostanzialmente due. Il primo arrivò nel 1928, quando aveva appena 22 anni. Si trattava di Capitan Barbablù, diretto da Howard Hawks, in cui la giovane attrice interpretava un ruolo da “vamp”.
Ancora più successo ebbe però una pellicola dell’anno dopo, Il vaso di Pandora, che l’attrice realizzò in Germania, agli ordini del regista Georg Wilhelm Pabst. In quest’ultimo film la Brooks interpretava il ruolo di Lulù, un personaggio che sarebbe entrato fortissimamente nell’immaginario, fondendosi con la stessa Brooks.
Anche in Valentina quei capelli sono fondamentali. Ma allo stesso modo il personaggio di Crepax cerca di replicare quella sinuosità, quell’erotismo mai troppo invadente eppure sempre presente che caratterizzava ogni esibizione della Brooks.
La fine di Louise Brooks
L’attrice, come molte altre colleghe del tempo, non riuscì a sopravvivere all’avvento del sonoro. Recitò ancora in alcuni film nei primi anni ’30, ma non riscosse successo. Nel 1932, così, fu addirittura costretta a dichiarare bancarotta e a mettersi a ballare in un night club per guadagnarsi da vivere.
Venne praticamente dimenticata, quindi, salvo essere riscoperta degli anni ’50 e ’60, come altre dive del muto. Fu proprio questa riscoperta a spingere in fondo Crepax ad avvicinarsi alla sua figura e a renderla immortale.
[wpzon keywords=”louise brooks” sindex=”DVD” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
4. L’erotismo e il feticismo
Abbiamo fatto vari cenni, nelle righe precedenti, al fatto che Valentina sia un fumetto segnato dall’erotismo. Questo, anzi, fu probabilmente l’elemento che più stupì il pubblico di lettori che si avvicinava a questo personaggio, perché negli anni ’60 non si era certo abituati a vedere rappresentati i corpi delle donne nude nei fumetti.
Fortissimo infatti è il legame con la psicanalisi, elemento centrale di molte trame e di grande interesse per Crepax. L’erotismo non è qui quindi fine a se stesso, ma è legato ad una indagine dell’inconscio dei personaggi e in fondo anche del lettore, che incantandosi davanti a quelle tavole scopre le stesse pulsioni che vengono mostrate nei personaggi.
Ma Crepax fa anche qualcosa di più che rappresentare semplicemente l’eros. In molte delle sue storie si denota infatti una forte carica feticista. Valentina viene infatti spesso rappresentata non solo semplicemente nuda, ma anche vestita in certi modi, con abiti di pelle, con bretelle, con corde, con lacci, con fruste o anche con cose più estreme.
Le inquadrature
Per darvi un’idea di che cosa stiamo parlando, abbiamo cercato di arricchire questo articolo anche con alcune immagini (non troppo spinte) che vi permetteranno di comprendere lo stile dell’autore.
Ad esempio molto spesso le vignette stringevano sulle labbra di Valentina o su altri dettagli del suo corpo, in modo da esaltarne i tratti più caratteristici e riconoscibili. Questa capacità di sintesi di Crepax la potete ammirare qui attorno, nei vari disegni che abbiamo scelto.
[wpzon keywords=”guido crepax -valentina” sindex=”Books” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
5. Al cinema e in TV
Concludiamo con una capatina al di fuori del fumetto. Il successo di Valentina, infatti, ha spinto molti a cercare di trasportare il personaggio anche al cinema e in televisione, in una versione in carne ed ossa. I tentativi che sono stati compiuti nel corso degli anni, però, hanno avuto un esito spesso insoddisfacente. Vediamoli uno ad uno.
Il primo film che fu tratto dalle avventure di Valentina arrivò già nel 1973, su iniziativa del regista Corrado Farina.
All’epoca giovane cineasta di belle speranze, Farina si assicurò i diritti di alcune storia del personaggio e scrisse un film dal titolo Baba Yaga, che si ispirava ad una particolarissima avventura di Valentina. Per interpretare la ragazza fu scelta Isabelle de Funès, giovane modella francese agli esordi, ma nipote del celebre comico Louis de Funès.
Il regista finì così per sconfessare il risultato finale, che uscì nei cinema incontrando ben poco successo. Nel corso degli anni, però, sono state recuperate le parti tagliate e in una versione uscita in DVD si è potuto ricostruire la pellicola così come l’aveva pensata Farina.
La serie TV
Meno problemi ebbe invece il secondo tentativo di portare Valentina sullo schermo, anche se su quello piccolo della televisione. Alla fine degli anni ’80, infatti l’allora Fininvest produsse, insieme a capitali francesi e spagnoli, una serie TV ispirata ai personaggi di Crepax.
Furono registrati così 13 episodi, ognuno della durata di 30 minuti, in cui il ruolo della protagonista era stato affidato alla modella americana Demetra Hampton, sostanzialmente alla la prima prova d’attrice.
Il programma diede una certa notorietà alla ragazza, che da lì in poi cominciò ad apparire in numerose pellicole comiche italiane, spesso di livello però molto basso. Di per sé, però, la resa non fu sempre convincente, nonostante le sceneggiature curate anche dal fumettista Gianfranco Manfredi.
Da segnalare, comunque, che in ruoli minori apparvero in quella fiction anche vari attori destinati a un certo successo negli anni seguenti, come Sabrina Ferilli, Kim Rossi Stuart e Giorgio Tirabassi.
Note e approfondimenti
- 1 Riguardo alla sua notorietà internazionale, basti leggere il necrologio che il Guardian gli dedicò nel 2003, al momento della morte.